Faces of Alex - Front Cover - LOW Q

Oggi siamo con Alessio Zucca, in arte Faces Of Alex, che ci parlerà della sua campagna su Musicraiser, ormai quasi giunta a conclusione. Mancano infatti ancora pochi giorni per sostenere il suo progetto legato al suo album “The Tree of Timeless”: chi parteciperà potrà contribuire alla stampa e alla pubblicazione del suo lavoro, in cambio di un piccolo sostegno si offrono interessanti ricompense. Il genere a cui si rifà questo artista è il progressive, anche se non mancano le influenze jazz, che fanno senz’altro parte del suo patrimonio musicale.

 

– Ciao Alessio, partiamo dal principio. Tu fai musica Progressive. A che età hai iniziato ad appassionarti a questo genere e di chi è la “colpa”, se di colpa si può parlare?

Ciao. Più che una colpa direi che è stata una fortuna, un mix tra la mia naturale inclinazione per le musiche tecnicamente articolate e ciò che ascolta tutt’ora mio padre, appassionatissimo di Genesis, Yes, ELP e molti altri. Ad essere sincero, anche la mia passione per i Dream Theater ha contribuito parecchio; c’è stato un periodo durante la mia adolescenza in cui li ho ascoltati tantissimo. Da loro ho scavato molto a ritroso nella storia del genere, arrivando ai gruppi storici, che, a loro volta, mi hanno aperto la strada all’ascolto di tanti altri generi, tra cui il Jazz, che ho studiato e che tutt’ora approfondisco. Mi piace intendere il “progressive” come un’attitudine musicale a voler fare qualcosa di particolare, speciale o fuori dalla norma, non necessariamente complesso tecnicamente. In questo senso, può definirsi tale anche il Jazz, se ha qualcosa di progressive nel senso viscerale del termine. Mi piace definirmi un compositore libero che ama l’improvvisazione, propria del Jazz, e la complessità musicale del Progressive; per questo ho cercato di creare qualcosa che riflettesse questi due mondi senza però radicarmi realmente in nessuno dei due.

 

– Ora sei impegnato nella campagna su Musicraiser con il tuo album di debutto “The Tree of Timeless”. Ce ne vuoi parlare? Chi hai coinvolto per accompagnarti in questa avventura?

È stato un lavoro lungo e ora siamo quasi alla sua conclusione. La campagna su Musicraiser serve a finanziare la stampa e la pubblicazione del mio primo disco. Ho giocato questa carta perché la registrazione ha richiesto tanto tempo e tante energie, ma anche parecchi soldi, e mi è sembrato doveroso chiedere una mano. In un periodo in cui vendere dischi è diventato piuttosto arduo, il crowdfunding rappresenta un buon compromesso tra i fans e l’artista; in cambio di un piccolo sostegno si offrono interessanti ricompense, che vanno dal semplice CD ai vari gadget esclusivi. Il titolo del disco, “The Tree of Timeless” (l’albero del senzatempo, ndr) viene dall’idea che esista una sorta di dimensione senza tempo nella quale i compositori si ritrovano a cercare ispirazione, come frutti su un albero. Proprio come quello raffigurato nella copertina, realizzata da mio fratello, ha una doppia valenza, tipicamente umana, “creatrice e distruttrice”. The Tree of Timeless è un album articolato con molte influenze musicali. La sua gestazione è durata, a riprese irregolari, quasi 3 anni. Credo sia un album abbastanza orecchiabile e melodico, con una forte componente progressive ed un’altra più jazz. Per quanto riguarda tutte le persone che mi hanno accompagnato in questa avventura (ben 12) Sono tante le persone che mi hanno accompagnato in questa avventura, alcune di esse le ho incontrate per caso nel mio il cammino; durante le jam session a Cracovia, ad esempio, ho incontrato diversi musicisti che hanno poi partecipato alle registrazioni, come Liliana Zieniawa, Piotr Wojnarowski, il violinista Dominik Bienczycki e il sassofonista Alex Baszkowcki. Sono riuscito a coinvolgere anche tanti altri musicisti, come la cantante Paulina Bielarczyk, dell’accademia di musica di Cracovia, il violoncellista Flavio Malatesta, con il mio amico Davide Romeo, sassofonista del conservatorio di Bologna, e la mia amica flautista sarda Michela Pitzianti. Chi mi ha accompagnato sin dal principio sono stati il bassista Mauro Medde e il batterista Andrea Murtas, entrambi miei colleghi al conservatorio di Cagliari, con i quali, nei tre anni di realizzazione del disco, c’è stato un ripetuto scambio delle parti, utilizzate poi per registrare la maggior parte del disco. Al mio ritorno in Sardegna la scorsa estate, ho avuto la fortuna di scoprire il vibrafonista Jordan Corda, che ha preso parte alle registrazioni in 4 tracce e sarà elemento fisso, insieme a Dominik, Andrea e Mauro, della formazione live con la quale promuoveremo il disco. Infine il grandissimo sound enginer Stefano Casti, che si è dedicato al mixaggio e al mastering del lavoro e che mi ha supportato e sopportato fin dalle prime registrazioni. È stata una fortuna suonare con musicisti estremamente talentuosi e persone incredibilmente gentili e disponibili.

 

foa ale modif low q– Hai studiato a Bologna e sei stato a Praga per un importante concorso. Ci vuoi raccontare queste tue esperienze? Per un artista sardo sembra sempre un’impresa riuscire a varcare il mare o i confini nazionali. Ti va di sfatare questo mito?

Ho studiato a Bologna nel 2014; un anno accademico al Conservatorio, poi sono partito per l’Erasmus a Cracovia, dove ho frequentato il secondo anno del biennio specialistico in Jazz. Di Bologna conservo tanti ricordi, belli e meno belli; è stato un periodo particolare, agli inizi del quale ho sofferto la solitudine, che poi però si è rilevata la scintilla che mi ha spinto ad iniziare a comporre. Ho incontrato anche tante persone importanti, come la mia amica sarda Annalisa Saiu, che mi ha sostenuto e mi ha convinto a partire dalla Sardegna per cercare nuove esperienze oltre i miei confini. Fabrizio Puglisi è stato il mio insegnante di piano a Bologna, ed è stato davvero determinante nella mia formazione, straordinariamente adatto alla mia indole progressive, amante delle poliritmie e di una certa aggressività pianistica. Questi ultimi mesi sono stati un continuo via vai tra Sardegna e Polonia, grazie al mio altro quartetto Jazz all’attivo, i Tenpasten, nato durante l’Erasmus, dalla collaborazione con Alex, Liliana e Piotr. Con loro ho recentemente partecipato al Mladi Ladi Jazz, giovane e importante festival di Praga. Ad agosto, tornerò con buona probabilità a Cracovia per registrare il primo disco dei Tenpasten, e andrò in Polonia per prendere parte ad un altro festival. Agli studenti e musicisti sardi che desiderano espatriare per cercare maggiore fortuna, mi sento di consigliare vivamente l’esperienza dell’Erasmus; una grande occasione per trovare delle belle amicizie, stringere contatti e conoscere tanti musicisti con i quali, perchè no, continuare a suonare assieme e costruire qualcosa. Uscite dall’ambiente accademico, partecipate alle jam sessions, buttatevi e parlate con la gente: creare rapporti umani veri resta sempre il presupposto migliore per costruire anche grandi esperienze musicali.

 

Ringraziamo Alessio e ne approfittiamo per ricordare a tutti che manca poco alla fine della campagna. Che fate ancora lì? Andate subito a sostenere Face of Alex! Qui il link a Musicraiser. Andate subito a prendere la vostra ricompensa!

 

Intervista a cura di Andrea Uldanck

© Riproduzione riservata


PER SAPERNE DI PIÙ SU FACES OF ALEX

>> La scheda

 

 

Faces of Alex. L’album di debutto “The Tree of Timeless” e la campagna di crowdfunding su Musicraiser
Tagged on: