Andhira_

 

Gli Andhira sono una di quelle interessanti anomalie del panorama musicale isolano, e non solo, nelle quali fa piacere imbattersi. Dietro il progetto si cela il musicista e compositore Luca Nulchis, affiancato dalle tre vocalist Elena Nulchis, che suona anche le percussioni, Egidiana Carta, dedita anche ai fiati, e Elisa Zedda. Nei loro 16 anni di attività hanno saputo spaziare in lungo e in largo oltre i confini della world music, coniugando sacro e profano e tematiche importanti come ambiente, storia e identità. Cosa che rende i loro concerti piccole piece caratterizzate da un’impronta narrativa che accompagna lo spettatore nelle storie che raccontano sul palco. Anni di ricerca e sperimentazione che li hanno portati a girare l’Europa e a entrare in contatto con personaggi del calibro di Mauro Pagani, della candidata al Nobel Marcia Theophilo e la cantante e attrice Francesca Breschi, con i quali hanno potuto scambiare esperienze e visioni, e grazie ai quali hanno arricchito il loro già nutrito patrimonio umano e artistico. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere in amicizia con Luca e quello che segue è quanto ci ha raccontato sul loro progetto.

 

Ciao Luca. I vostri concerti si articolano in tre “parti”, una in cui eseguite composizioni originali, una dove rileggete brani della tradizione sarda e una in cui interpretate pezzi d’autore. Segno che il vostro repertorio è vario e articolato. Potete raccontarci meglio come si articolano i vostri live?

Dipende dal contesto. Anche se tendiamo a privilegiare le composizioni più recenti, in genere stiliamo la scaletta attingendo dall’intero repertorio, costruito in 16 anni di attività che, essendo molto vario sia stilisticamente che testualmente, ci permette di formulare anche programmi specifici “a tema”. Come sul sacro, sull’ambiente o sulla memoria storica. Se invece il contesto non richiede un tema specifico, il programma può anche essere vario, in rappresentanza di diversi ambiti stilistici e tematici. Abbiamo tante storie da raccontare: a volte il brano si racconta da sé durante l’esecuzione, ma spesso è preceduto da una presentazione, soprattutto per i brani in lingua sarda quando li eseguiamo fuori dalla Sardegna, per ovvie ragioni di diversità linguistiche e culturali. Ci piace raccontare le storie che hanno dato vita ai brani. Un elemento comune a quasi tutti i concerti è dato dal carattere narrativo attraverso il quale accompagniamo il pubblico dentro il nostro percorso di ricerca.

 

Nei brani del vostro ultimo lavoro si passa dai racconti delle comunità albanesi in Calabria alle problematiche sociali dell’Amazzonia. Marcia Theophilo, poetessa e candidata al Premio Nobel, con la quale avete avuto la possibilità di collaborare per “Nakitirando”, ha descritto la vostra musica come: “un momento di meditazione, paesaggio naturale e spiritualità come ebbrezza nella sua semplice sonorità per un mondo che non deve morire”. Immagino che anche voi non abbiate letto la sua opera solo in chiave localistica?

Marcia ha ricordato la preziosità del mondo onirico attraverso cui il “sogno” si adopera per progettare e realizzare concretamente azioni virtuose su questa terra. Ha dedicato tutta la sua opera alla causa sociale, ambientale e spirituale dell’Amazzonia, ma è evidente che i contenuti dei suoi scritti hanno un valore universale e possono essere calati in tante realtà.

 

Luca, tu sei il compositore delle musiche degli Andhira ma mi pare di capire che comunque è molto prezioso il contributo di tutti alla stesura finale dei brani. Come si sviluppa il vostro processo compositivo?

Molti brani nascono da un lungo lavoro di ricerca, che può essere di tipo storico, sociale, antropologico o etnomusicologico sul campo. Non siamo un gruppo che pratica la composizione collettiva. Io scrivo e propongo il repertorio, ma ho la fortuna di avere al mio fianco tre fanciulle, Elena, Egidiana e Elisa che, oltre ad essere ottime interpreti, partecipano attivamente e creativamente all’elaborazione finale dei brani.

 

Avete suonato molto all’estero (Catalogna, Francia, Baleari), ma pare vi siano particolarmente congeniali le aree mediterranee, quasi a identificare la vostra origine senza doverne necessariamente restringere il campo a sfavore di una visione più globale, comunque molto presente nei vostri brani. Qual è stata l’accoglienza del pubblico di queste terre?

Ognuno di noi ha fatto esperienze artistiche all’estero. Io personalmente sono stato in Francia, Olanda, Inghilterra, Canada, Tunisia e India. In tutti questi luoghi ho anche avuto modo di divulgare la musica degli Andhira, che è stata apprezzata tantissimo e utilizzata per spettacoli teatrali e di danza. Una famosa danzatrice e coreografa indiana, Priya Darsini Govind, ha persino coreografato un nostro storico brano scritto nel dialetto di Urzulei. Il mini tour dello scorso settembre in Francia, Catalogna e Baleari ha segnato la nostra prima uscita dai confini italiani come Andhira, eccezion fatta per un concerto di tanti anni fa in Svizzera. In Italia abbiamo girato tanto, dall’estremo nord est alla Calabria, e ci auguriamo di continuare ancor tanto. E l’accoglienza in tutti i posti nei quali siamo stati a suonare è sempre stata ottima.

 

A proposito di Mediterraneo. Al Mare Nostrum avete dedicato un intero progetto. Ce lo potresti descrivere meglio?

E’ un progetto realizzato insieme a Francesca Breschi, eccellente cantante e attrice, componente del Quartetto di Giovanna Marini. Il titolo è già esplicativo “di mezzo il mare – poeti, musici e cantori in transumanza”. Con Francesca abbiamo condiviso esperienze e ambizioni musicali, ricercando un qualcosa che tracciasse delle “rotte sonore” attraverso il mare, in un ottica di scambio continuo e di arricchimento del background di ciascuno. Abbiamo composto sia brani originali, nei quali è possibile ritrovare tanto delle nostre influenze, sia riletture di brani tradizionali, dando loro nuova luce per adattarli alla forma concerto desiderata senza privarli dei tratti salienti originari. Il programma propone brani provenienti da aree geografiche interne e limitrofe alla penisola italiana, alternando sacro e profano, tradizione contadina e pastorale, a  composizioni musicali “d’autore” firmate da artisti del calibro di Giovanna Marini, Eugenio Montale, Mikis Theodorakis, Pier Paolo Pasolini, Fabrizio De André e Marcia Theophilo.

 

Per il brano Thule vi siete avvalsi della collaborazione di Mauro Pagani, che in passato ho lavorato, non a caso, anche al monumentale Crueza de ma di Fabrizio De André. Com’è nata questa collaborazione?

Conosciamo Mauro da tanti anni. Ci ha ospitato nei suoi studi Officine Meccaniche di Milano per registrare la parte orchestrale di un nostro brano storico, La ballata de s’isposa ‘e Mannorri. Nel 2004 abbiamo aperto il suo concerto al festival Mediterranuoro. In quell’occasione è nata una preziosa collaborazione che ha portato Andhira a partecipare al disco e al tour di Creuza de mà 2004. Mauro era rimasto molto affascinato dal nostro brano Thule. Quando nel 2011 l’abbiamo inciso nell’album Nakitirando (edito da Ala Bianca/Warner), è stato naturale avere la sua presentazione nel libretto (insieme a quella di Marcia Theophilo) e un suo intervento come ospite proprio in Thule.

 

Avete esordito con un album ispirato dalle canzoni di Fabrizio De André, mentre nel vostro secondo e ultimo lavoro, “Nakitirando”, avete inserito pezzi originali. Cosa ci dobbiamo aspettare dal vostro prossimo lavoro? E per quando è previsto, se lo è?

In genere ci si aspetta l’uscita di un nuovo disco con brani inediti e mai eseguiti, a cui segue il relativo tour. A noi capita il contrario. Ogni nuova composizione viene subito aggiunta nel grande calderone, inserita in repertorio ed eseguita in concerto. Abbiamo diversi brani che portiamo in concerto da diversi anni e che non sono ancora stati incisi su disco. Tra questi ci sono riletture di canti sardi di tradizione orale, brani di altri autori e composizioni originali. Stiamo pensando di raccogliere questi brani, più qualche altro che abbiamo in cantiere, per pubblicare entro il 2017 un’antologia di lavori discograficamente ancora inediti.

 

E sempre a proposito di collaborazioni. Avete altri progetti in ballo, o in programma, in questo senso?

Ne abbiamo qualcuno in programma, ma è troppo presto per parlarne.

 

Benissimo. Dove si svolgeranno i vostri prossimi concerti?

A parte qualche data ancora da chiudere tra Sardegna, Puglia e Lazio, ho il sentore che torneremo presto in Francia e Spagna. Ma si potrebbe concretizzare anche la possibilità di girare il centro e nord Europa. Vedremo…

 

Infine, un saluto al clan Brincamus….

A s’andimironnai, Andhira e Nora, Andhira… Adiosu!

 

A cura di Simone La Croce

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Il nomadismo musicale e culturale degli Andhira
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