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In Giro Per Canzoni è un progetto comune e allo stesso tempo anomalo. Un duo formato da Giuseppe Muggianu, chitarrista e cantante, e da Pierpaolo Vacca, organettista, che propone interpretazioni classiche e sofisticate al tempo stesso. Un progetto che sconfina dal solito approccio acustico, fondendo tradizione e sperimentazione. Le linee melodiche dell’organetto di Pierpaolo, nonostante nascano dagli insegnamenti di Peppino Deiana e da quelli di zio Peppe Cuga, sembrano usciti direttamente da un certo noise rock degli anni 90. L’approccio punk di Giuseppe completa l’offerta, riducendo all’osso le canzoni e portandone fuori solo il necessario. Finora li avete sentiti proporre brani già editi, ma la vocazione autorale, visionaria e votata all’improvvisazione dei due ne tirerà fuori quanto prima dei brani originali, come loro stessi ci hanno confidato in questa intervista. Buona lettura.

 

Salve ragazzi. Raccontateci un po’ come vi siete incontrati e com’è scoccata la scintilla?

G.M. Ci siamo conosciuti ad Atzara nel dicembre 2013 per un appuntamento di Autunno in Barbagia. Io ero in giro per canzoni, ma in versione solitaria, e Pierpaolo era lì ad accompagnare le danze. Ci sono bastate poche parole, la tonalità dell’organetto, qualche birretta e un paio di canzoni.

P.V. Siamo stati invitati ad Atzara da un amico comune. Io ero li per suonare durante i Balli Sardi e Giuseppe per occuparsi dell’intrattenimento dopo cena, durante il quel ha iniziato a suonare brani che conoscevo bene anche io. Gli ho chiesto se potevo fare qualche pezzo con lui e abbiamo suonato per 2 ore filate. Ci siamo presentati solo alla prima pausa. E fu cosi che tutto iniziò.

 

Nonostante il vostro sia un progetto abbastanza “comune” – passatemi il termine – siete riusciti comunque a trovare una chiave di interpretazione alternativa dei pezzi che proponete. come è venuta fuori?

G.M. Credo sia merito dei ricami di Pierpaolo e di una mia lettura dei pezzi che li spoglia dai fronzoli. Nonostante la strumentazione, forse c’è in noi una certa attitudine punk.

P.V. Credo che le nostre interpretazioni siano tutte molto spontanee. Inoltre le versioni che proponiamo cambiano a ogni esibizione. Non abbiamo mai provato seriamente la struttura dei brani che suoniamo. Tutti gli arrangiamenti che facciamo nascono dal vivo, un po’ per caso.

 

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Pierpaolo qual’è stato il tuo percorso artistico? Come ti sei approcciato all’organetto?

P.V. Beh, intanto provengo da una famiglia che ha sempre avuto a che fare con la musica. Sono il nipote di Peppe Cuga, suonatore di bidulas (nome dato alle launeddas in alcuni paesi del Mandrolisai e del Gennargentu, ndr) che a sua volta aveva imparato dal nonno. La scelta di suonare l’organetto è arrivata per caso. Un giorno andai da Peppino Deiana, un suonatore di Sarule trapiantato a Ovodda, e gli chiesi se mi poteva insegnare. Lui ha detto subito di si e dal quel giorno mi ha accolto in casa sua come un figlio. Per me era disponibile ogni giorno e a ogni ora. E da li, pian piano, ho iniziato a suonare i primi balli a Ovodda per poi esibirmi in molte piazze della Sardegna.

Il tuo modo di suonare l’organetto deriva dalla tradizione, quindi, ma hai comunque virato su modalità di suono e linee melodiche tipiche del rock. Come sei uscito dagli schemi tradizionali?

P.V. Ai primi anni delle superiori ho iniziato ad appassionarmi al combat folk. Ascoltavo di continuo Modena City Ramblers, Bandabardò e gruppi simili, cercando di carpirne le linee melodiche. La svolta vera e propria credo sia arrivata dopo un concerto dei Modena a Samugheo, quando la band si è trattenuta con noi a cantare e suonare in una vineria. Il giorno seguente, a Bonorva, mi invitarono a salire sul palco e con loro ho suonato 3 pezzi. Forse è stato quello a farmi capire che l’organetto non è unicamente uno strumento per far ballare alle persone i balli tradizionali. Come tanti altri, ti permette comunque di suonare quello che senti dentro.

 

E tu Giuseppe, qual’è stato il tuo percorso artistico?

G.M. È iniziato tutto provando a scrivere poesie, o qualcosa che si avvicinasse. Avevo un nonno dalla penna facile, scriveva tantissimo. Non ci trovavo niente di strano nel riportare sulla carta pensieri strampalati. Poi è arrivata la prima rock band dove ho potuto cantare e urlare le mie cose. Dai primi anni 2000 ho fatto parte di alcune formazioni rock ogliastrine. Fondamentale nel mio percorso è stato l’incontro con lo scrittore Maurizio Lepori, grazie al quale ho potuto accompagnare con la chitarra i suoi reading cercando di far aderire la mia musica ai suoi scritti.

 

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Finora avete proposto quasi esclusivamente delle cover di musica italiana e internazionale, ma, vista la vocazione di entrambi, immagino cambierete rotta quanto prima. Avete già scritto dei pezzi vostri in particolare per questo progetto?

G.M. Si, ho già messo in cantiere alcune cose per questo progetto. Qualcosa è nuovo e qualcosa la sto pescando da materiale scritto in passato. Aspettiamo comunque la possibilità di poterci lavorare a quattro mani, cosa che, per via della “distanza logistica”, in questo periodo non è semplicissima.

 

E che genere di brani sarebbe lecito aspettarsi dal vostro duo?

G.M. Credo che alla fine i pezzi avranno un’impronta un po’ cantautoriale e un po’ visionaria. Cercheremo di assecondare la nostra attitudine punk, dandogli comunque un bel tiro.

 

A questo proposito, chi sono i vostri riferimenti musicali?

G.M. I miei riferimenti musicali più importanti sono stati Lou Reed e i Velvet Underground, i Rem, Nick Cave, i Radiohead, Fabrizio de Andrè, Gianmaria Testa e i CSI. Ma direi anche che Pierpaolo stesso è un mio riferimento importante.

P.V. Oltre ai nomi che ho citato prima, aggiungerei anche io Fabrizio De Andrè e i CSI. Senza tralasciare personaggi come Riccardo Tesi e un po’ tutti gli organettisti francesi.

 

Infine un saluto ai ragazzi dell’associazione…

Un abbraccio virtuale a tutti i ragazzi e le ragazze di Brincamus. Vi facciamo il nostro più grande in bocca al lupo per tutto quello che fate e che farete.

 

A cura di Simone La Croce

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Un giro per canzoni con Giuseppe Muggianu e Pierpaolo Vacca
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