kabaddu

Stefano Simula, aka Kabaddu, gravita nel mondo del rap dal ‘96, da quando ha dato vita al gruppo dei Rigantanti e avviato così la sua carriera di Mc e di Dj. Ha varcato molto presto il mare, direzione Terni, passando per la Spagna e per tante diverse esperienze musicali che ne hanno arricchito il bagaglio. Ascoltando la sua produzione, come ogni musicista che si rispetti, è possibile cogliere quanto di buono ha fatto e raccolto nel tempo. E a dimostrazione della sua ricettività e della sua voglia di creare ci sono tutte le sue collaborazioni – Bass Conquerors, Rude Society, dj Scara, dj Daniel De La Crew – e i suoi progetti – Mayhem Project, Strangers Crew, Flowmatic, oltre ai già citati Rigantanti – ognuno con le sue peculiarità e connotazioni stilistiche.

Un artista a tutto tondo che in questa intervista ci racconta quanto visto e vissuto in quasi vent’anni di carriera e cosa ci riserva per il futuro prossimo.

 

Hai iniziato a fare musica nella seconda metà degli anni ’90, quando in Sardegna l’hip hop iniziava ad avere un buon riscontro, con gruppi come Sa Razza, Menhir e Dr. Drer & CRC posse. Cosa credi sia cambiato rispetto ad allora?

Penso semplicemente che in generale la musica si evolva e il rap, come gli altri generi, è figlio dei nostri tempi. Sicuramente nel periodo di cui parli era tutto più difficile: registrare un album, realizzare un videoclip o anche solo confrontarsi con amanti della stessa cultura. E sono state proprio queste difficoltà a contribuire alla creazione di un micro mondo nel quale stringere amicizia, scambiarsi idee e stare bene insieme. Ecco, forse oggi, nell’epoca dei social, questo si è un po’ perso.

 

Da osservatore “esterno”, visto che vivi da parecchio a Terni, come vedi la scena hip hop, ora che è “dominata” da un certo numero di mostri sacri, in Italia e in Sardegna, dove abbiamo rappers come Salmo?

A Terni non ci resterò ancora a lungo: a partire da metà settembre mi trasferirò in pianta stabile a Milano. Detto questo, a mio modo di vedere, non credo che la scena sia dominata da qualcuno in particolare, ma credo sia tenuta in vita da tutti coloro che rappresentano questa cultura nel modo corretto. Poi è normale che alcuni nomi prevalgano su altri ma, più che altro, perché sono stati più bravi a prendere il treno giusto, a lavorare sodo e ad essere ostinati e tenaci, spesso aiutati da una buona dose di talento. Ma esiste anche una scena underground di grande spessore che merita di diventare mainstream. Credo di poter dire che in Sardegna abbiamo grossissimi talenti che hanno solo bisogno di una vetrina più importante e più adatta all’elevato livello qualitativo.

 

Sei arrivato alla realizzazione del tuo primo album solista Riparto da qui dopo quasi vent’anni dal tuo esordio. Ci vuoi raccontare qualcosa di più di questo lavoro? Come mai ci hai messo tanto a realizzare un lavoro tutto tuo?

In realtà la mia storia di Mc ha inizio con i Rigantanti, il mio gruppo storico, e solo dopo diversi anni ho intrapreso la carriera parallela da solista, più che altro per questioni di distanza con Vlade (Alessandro “Vlade” Piras, l’altra metà dei Rigantanti, ndr). Riparto da qui è frutto dell’amicizia e dalla collaborazione professionale con dj Scara, conosciuto nel periodo ternano. E’ passato così tanto semplicemente perché doveva arrivare il momento giusto…

 

Stai promuovendo questo lavoro in giro per l’Italia. Com’è la risposta del pubblico? Sei già tornato in Sardegna a far sentire quello che fai ora?

Devo dire che la risposta è sempre stata molto buona, sia in Sardegna che nel resto d’Italia, e con Riparto da qui ho avuto tante belle soddisfazioni. Ora vediamo cosa succede col nuovo album.

 

Volevamo infatti sapere come procede la lavorazione di Ghost, il tuo nuovo lavoro che dovrebbe uscire quest’anno. Cosa devono aspettarsi i tuoi ascoltatori?

L’album è pronto e uscirà ufficialmente il 13 settembre 2016 per Scara Soul Dub Records. Penso sinceramente di aver fatto un ottimo lavoro, mettendo dentro tutto me stesso e una serie di artisti di cui vado davvero fiero. I miei ascoltatori devono aspettarsi una grossa evoluzione e un livello musicale generale molto alto.

 

L’anno scorso è uscito anche eveRGreen, il nuovo album dei Rigantanti, il tuo primissimo progetto con Alessandro “Vlade” Piras. Cosa ci puoi dire di questo lavoro?

eveRGreen racchiude il meglio dei pezzi scritti negli ultimi 3-4 anni e rappresenta per noi solo un altro punto di partenza verso sonorità black “vecchia scuola” ma caratterizzate da un suono fresh. Saranno queste le caratteristiche principali anche del nuovo album in cantiere.

 

I tuoi ritmi si sono evoluti nel tempo anche verso sonorità reggae, con le quali pare ti sia trovato particolarmente a tuo agio. Ha qualcosa in più rispetto a basi più tradizionali o è solo una questione di feeling?

Ho sempre amato questo genere e sono cresciuto tra una dancehall e l’altra. Non ho mai avuto problemi a rappare sui riddim e anzi l’energia che viene fuori è sempre speciale. Al momento però sono concentrato più sulla mia “versione” hip hop.

 

Personalmente trovo molto interessante l’approfondimento dell’aspetto musicale da parte degli artisti hip hop. Su che genere di suoni state lavorando nell’ambito del progetto strumentale Mayhem Project? Ci puoi anticipare qualcosa?

Con Mayhem Project stiamo lavorando su sonorità rock/hip hop ma tendenti all’elettronica e al pop, e a breve faremo uscire un nuovo singolo. Sono coinvolto anche nel progetto FlowMatic, che invece ha uno stampo prettamente black (hip hop, soul, funk, reggae) e con cui abbiamo realizzato il nostro primo EP.

 

In conclusione, un saluto al clan Brincamus…

E’ da diversi anni ormai che faccio parte della vostra famiglia e devo farvi i miei complimenti per la tenacia e professionalità nel portare avanti i vostri progetti… spaccate tutto!

 

Intervista a cura di Simone La Croce

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PER SAPERNE DI PIÙ SU KABADDU

>> La scheda

 

Il rap di Stefano Kabaddu Simula nei suoi primi vent’anni di carriera
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