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I Circoli dei Sardi sono realtà importanti che, sparse su tutto il territorio italiano, e non solo, contribuiscono in maniera significativa all’esportazione della cultura regionale, musica ma anche teatro, letteratura e enogastronomia. Lo abbiamo potuto constatare con il Circolo di Cornaredo e ce ne convinciamo ancor di più con il Circolo di Pisa, gestito dall’Associazione Culturale Sarda Grazia Deledda.

Abbiamo raggiunto telefonicamente Gianni Deias, il presidente dell’associazione, da anni in prima fila nelle molteplici iniziative del circolo, che spaziano dalle presentazioni di libri alle promozioni di film, mostre di pittura e scultura ed eventi prettamente musicali e folcloristici. Iniziative sempre accompagnate da imponenti campagne di solidarietà sociale. Un’attenzione costante ai più bisognosi ma anche ai talenti emergenti del panorama artistico regionale, nell’ottica di dare sempre il massimo contributo all’esportazione dei prodotti culturali contemporanei oltre mare e alla creazione di una rete di contatti proficua per gli artisti. L’Associazione Grazia Deledda lo fa, come molte delle associazioni che gestiscono i circoli, in sordina e spesso senza ricevere l’attenzione che merita, specie tra mille difficoltà, non ultime quelle di budget.

Gianni ci ha raccontato qualche retroscena tra quelli che si celano dietro la gestione dell’Associazione e l’organizzazione di eventi come la Festa dei Sardi, proponendo qualche interessante riflessione che rilanciamo con piacere. Buona lettura.

 

Ciao Gianni. Potresti provare a riassumerci, anche in linea generale, quali sono le principali attività su cui il Circolo concentra la sua attenzione?

L’Associazione Culturale Sarda Grazia Deledda, come ben rappresentato dal suo status, si indirizza prevalentemente sull’attività culturale a 360°. Ci occupiamo di tantissime cose e organizziamo molti eventi, anche molto diversi tra loro: presentazioni di libri, promozioni di film, mostre di pittura e scultura, giusto per citarne qualcuno, oltre agli eventi prettamente musicali e folcloristici. E molto spesso, in parallelo agli eventi, mettiamo in piedi campagne di solidarietà sociale. Spesso, purtroppo, occorre rivolgere il proprio sguardo anche verso coloro che, per varie ragioni, stanno peggio di noi.

 

Ho visto dai vostri eventi passati che comunque cercate di dare visibilità non solo agli artisti più affermati, ma avete spesso in cartellone anche molti artisti emergenti.

Il nostro obiettivo non è solo quello di promuovere gli artisti noti ai più, quelli che già hanno avuto modo di farsi conoscere fuori dai confini dell’isola, ma anche e soprattutto i giovani e quelli emergenti, cercando di creare i contatti giusti tra questi ultimi e i primi, e favorendo così scambi di esperienze proficui che reputiamo per tutti. E questo vale soprattutto per gli artisti in campo musicale e teatrale.

 

Un ulteriore contributo a favore dell’esportazione dei nostri prodotti culturali contemporanei oltre i confini dell’isola. Ruolo, questo, che i Circoli dei Sardi difendono strenuamente, tra mille difficoltà. 

È senza dubbio una delle nostre prerogative principali. Cerchiamo di non restare ancorati ai vecchi schemi che propongono le solite cose, ma puntiamo a promuovere soprattutto quanto la realtà contemporanea propone. Le nostre attività richiedono un grande impegno e, spesso, dalla Sardegna non ci viene riconosciuto questo merito. Spesso ci si accorge di noi solamente quando ci rendiamo protagonisti di iniziative che hanno grande risalto, come quelle benefiche. L’idea che passa è che nei circoli ci si ritrova per mangiare salsiccia, pane carasau e bere cannonau. Sicuramente anche noi non facciamo abbastanza per promuovere nel modo migliore quello che facciamo…

 

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Date molto spazio anche alla formazione, con diverse tipologie di corso (taglio, ricamo, yoga, informatica, knit-cafè, inglese, fotografia), coinvolgendo spesso i giovani.

Sì, durante tutto il corso dell’anno organizziamo laboratori di lingua sarda, di inglese, di informatica, corsi dedicati alle arti che un tempo di sarebbero definiti prettamente femminili, come il cucito e il ricamo, ma anche corsi di yoga e laboratori teatrali. Cercando di non trascurare l’enogastronomia, nel senso puro del termine. Attualmente, ad esempio, abbiamo avviato un ciclo dedicato alla cucina regionale, invitando i soci provenienti da altre regioni, a proporci i loro piatti tipici. L’ultima è stata una cena piemontese che, visto l’elevato livello qualitativo della cucina, ha riscosso parecchio successo.

 

Interessante il fatto che riusciate anche a organizzare corsi di lingua sarda. Chi sono i discenti di un corso di limba in Toscana?

Abbiamo concluso un ciclo di corsi di lingua sarda a novembre dell’anno scorso e per quest’anno non l’abbiamo ancora attivato. Tra i partecipanti possiamo trovare dei giovanissimi ma anche degli ultra sessantenni. Io ad esempio, che sono andato via molto giovane dall’isola, ricordo il sardo ma non lo parlo, il corso è servito per rinverdire e mantenere viva questa lingua nella mia memoria. I più giovani invece lo parlano anche frequentemente e sono spesso molto interessati ad approfondirne la conoscenza. Abbiamo anche avuto dei ragazzi sardi che non l’avevano mai parlato. È stata una bellissima esperienza anche ospitare nei nostri corsi due ragazze toscane, che si sono iscritte per curiosità e al termine delle lezioni erano felicissime di aver imparato qualcosa della nostra lingua.

 

Il vostro evento di “punta” è la Festa della Sardegna, che si svolge a giugno, arrivata ormai alla sua 19° edizione. Un evento che richiama ogni anno migliaia di persone. Cosa caratterizza la Festa dei Sardi dell’Associazione Culturale Sarda Grazia Deledda?

Per l’Associazione è probabilmente, come hai detto tu, l’evento più importante e più impegnativo dell’anno. Devo riconoscere a tutti il grande merito di riuscire ogni anno ad aggregare masse enormi di persone, quali quelle che vengono alla nostra festa, che, a detta di tutti, è tra quelle con le organizzazioni più efficienti ed efficaci. In dieci giorni registriamo anche 15.000 persone e tra le 6.500 e le 8.000 presenze al ristorante. Le persone vengono da noi per la cucina che proponiamo e per assistere agli spettacoli.

Abbiamo sempre coinvolto nei nostri eventi molti musicisti ma, a dire la verità, in genere gli spettacoli più attesi sono quelli offerti dai gruppi folcloristici. Eccezion fatta per artisti particolarmente famosi come, ad esempio, Andrea Parodi, Piero Marras o Elena Ledda.

I sardi nella provincia di Pisa sono circa 3.000 e per raggiungere quelle cifre di presenze dobbiamo diversificare l’offerta e attrarre partecipanti da tutta la regione. E per fare questo cerchiamo di convocare gruppi folk e musicisti un po’ da tutta la Sardegna.

Un altro importante merito che riconosco all’organizzazione è la promozione dei prodotti enogastronomici della nostra terra. Da quando la festa esiste sono sorti parecchi esercizi commerciali che distribuiscono prodotti sardi.

La Festa della Sardegna favorisce anche l’incontro tra le generazioni di emigrati. Diventa un momento di scambio, confronto e aggregazione, senza distinzioni di genere e età. Credo che questo sia uno dei nostri punti forti, quelli che tengono viva e attiva l’Associazione.

 

In generale date comunque molto spazio anche alla musica e non solo in occasione della Festa della Sardegna. Come avviene la selezione dei gruppi e dei musicisti che invitate a suonare?

Beh, spessissimo mi sono rivolto al vostro presidente Giancarlo Palermo, affidandomi a lui per la scelta dei musicisti attraverso l’Associazione Brincamus. Ad esempio l’anno scorso è venuta a esibirsi qui Claudia Aru con la sua band. Come sono venuti anche i Train To Roots. Quest’anno avrei volentieri fatto esibire altri artisti Brincamus, ma per questioni logistiche legate alla concomitanza di altri eventi siamo costretti a ridurre la durata della festa dai consueti 10 giorni, a sole 6 giornate, quindi potremmo far esibire solamente gruppi folcloristici.

 

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Ecco, a proposito dell’edizione della Festa dei Sardi di quest’anno, che cosa prevedete di organizzare? Potete anticiparci qualcosa?

Quest’anno dedicheremo il week end alla Sardegna e, al momento, dovrebbe esibirsi unicamente il gruppo folk di Ittiri Cannedu. Poi se dovessimo riuscire a incastrare qualcos’altro all’ultim’ora, saremo ben lieti di farlo.

Una giornata sarà poi dedicata al ballo di sala, mentre un’altra sera organizzeremo una milonga. L’evento musicale prevederà verosimilmente l’esibizione di un coro gospel, ma per quello siamo ancora in trattative e definiremo tutto a breve.

 

Programmi sempre variegati quelli delle Feste dei Sardi. Mi chiedo spesso come facciate e soprattutto quali siano le difficoltà che incontrate nell’organizzare questi eventi.

Noi Associazioni Culturali che stiamo fuori dalla Sardegna, dobbiamo sempre fare i conti con i budget. Nell’isola molti grandi eventi vengono fatti grazie al sostegno degli Enti Pubblici e delle Fondazioni. Noi partecipiamo sempre ai bandi per questo genere di finanziamenti ma puntualmente ci escludono perché non operiamo sul territorio regionale. E, detto tra noi, io continuerò a partecipare fino a quando non riuscirò a farmi prendere in considerazione. Se le tematiche sono la promozione della musica e degli artisti regionali, non capisco come mai vengano finanziati unicamente progetti che si svolgono nell’isola. Per loro non sarebbe forse una promozione migliore se li si aiutasse a esibirsi fuori dalla Sardegna? Riceviamo finanziamenti dalle fondazioni toscane e non troviamo il modo di trovarli presso quelle della nostra regione. Senza considerare anche il gap legato all’insularità, del quale si parla sempre meno, ma che tocca tutti e, in particolare modo, gli artisti che vorrebbero esportare le proprie produzioni oltre mare. Non sarebbe male se anche gli assessorati regionali di competenza stipulassero delle convenzioni ad hoc con le compagnie navali e le compagnie aeree, proprio come fanno con le società sportive, per permettere agli artisti di viaggiare a tariffe agevolate quando vanno fuori dall’isola per lavorare.

 

Una riflessione quanto meno doverosa, che ripropongo volentieri. Oltre alla promozione culturale, alle esibizioni e agli eventi enogastronomici, non perdete occasione per avviare campagne sociali di solidarietà. Ci racconteresti qualcosa di più?

Certo. Alla Festa della Sardegna, ma non solo, leghiamo sempre delle campagne sociali. Le iniziative sono state, e sono tuttora, tantissime. Cercherò di riportarne qualcuna.

Una a cui teniamo parecchio è Il piatto solidale, una cena durante la quale, per ogni piatto di malloreddus ordinato, mettiamo da parte un euro, che alla fine diventano qualche migliaio, con i quali sosteniamo prevalentemente adozioni a distanza nei paesi africani. Organizziamo anche tante altre raccolte fondi, affidandoci a ONG con le quali collaboriamo da tempo che operano in Burkina Faso e Eritrea. Di recente abbiamo finanziato la formazione infermieristica per due suore.

Aiutiamo anche Onlus del territorio che si occupano di malattie oncologiche, destinando loro, ogni anno, una quota delle nostre raccolte fondi. L’anno scorso abbiamo anche finanziato un “Ambulatorio Etico”, ovvero uno sportello attraverso il quale è possibile, per i meno abbienti, ottenere farmaci da banco che diversamente non potrebbero permettersi.

Quest’anno invece destineremo parte dei fondi all’accoglienza di un gruppo di bambini provenienti dai campi profughi Saharawi, grazie ai quali potranno essere visitati e trascorreranno qualche settimana in spensieratezza.

Ma tendiamo ad adoperarci anche a seguito di calamità naturali improvvise, come il terremoto nel Centro Italia dell’anno scorso, e siamo contenti di non faticare ogni volta a trovare tante persone disposte a dare il loro contributo a queste cause.

 

Grazie Gianni. E complimenti per tutto quello che fate.

Grazie e tanti complimenti anche a voi.

 

A cura di Simone La Croce

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Gianni Deias, instancabile motore del Circolo dei Sardi di Pisa
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