Foto di Laura Serra

Perry Frank, nome d’arte di Francesco Nicola Perra, viene da Iglesias. Sulcis-Iglesiente, una delle zone più belle e selvagge della Sardegna. Ma anche una delle più martoriate nel tempo. Specie in quelli recenti, che ne hanno fatto uno dei territori maggiormente inquinati e con il tasso di disoccupazione giovanile tra i più alti d’Italia. È in questo contrasto di bellezza struggente e di insofferenza tangibile che nasce, cresce e si sviluppa la musica di Francesco. Musica ambient, fortemente contestualizzata, tanto da venire concepita e suonata in quei luoghi e per quei luoghi. Nascono così molti dei suoi tanti progetti collaterali, come le Ambient Sessions. Che detto così sembra facile. Ma ovviamente non lo è. Perciò ce lo siamo fatto raccontare da lui in persona. E dall’intervista che segue capirete meglio in cosa consta l'”anomalia” positiva di questo musicista.

 

Ciao Francesco. L’ultima volta che ci siamo incontrati, poco più di un anno fa, non eri proprio entusiasta del sistema musicale in Sardegna. È cambiato qualcosa nell’ultimo anno?

Credo che sia cambiato poco o niente per quanto riguarda l’atteggiamento e l’approccio di gestori dei locali e organizzatori di festival. L’ambiente musicale in Sardegna è molto vario e sono tante le realtà interessanti che seguo. Ascolto e mi tengo aggiornato su tutto quello che viene pubblicato sia su youtube che sulle altre piattaforme.

Anche nei social si tende a far risaltare l’immagine mediatica a discapito della musica proposta: si cerca di diventare personaggi condividendo la cronaca o commentando la politica, mentre l’aspetto musicale passa in secondo piano o, peggio, non viene neanche considerato. Non vuole essere una critica, ma una semplice constatazione di cui prendere atto.

Da qualche mese sono nel roster della Onestep, una bella realtà che è stata capace di trovare spazi in cui esibirmi, dove diversamente non sarei riuscito a farmi ascoltare. E mi hanno aiutato anche nell’aspetto comunicativo, nel quale ero carente.

 

Relativamente al tuo spettacolo live come Perry Frank, senza dubbio anomalo (nel senso migliore del termine) per quello che si vede in giro, come lo descriveresti a chi non ti conosce?

Mi piace questa parola. Si, “anomalo” è forse il termine più giusto. Le persone vanno ad un concerto per vedere il musicista sul palco che suona, non per “vedere” la musica. Credo che la mia musica debba, in un certo qual modo, essere “vista”. Il musicista passa in secondo piano. Il mio spettacolo si basa su questa semplice regola. Chi viene ad un mio live non assisterà uno show con un frontman che si dimena, o un cantautore che canta le sue strofe. Solo una persona seduta che suona la chitarra e schiaccia pedali per creare i suoni che escono dagli amplificatori. I suoni sono il fulcro di tutto e la musica l’unica cosa su cui concentrarsi. Tranne in pochi brani, non ci sono parole o testi. Solo musica. Bisogna solamente lasciarsi perdere nel fluire dei suoni.

 

Infatti la musica ambient e chill out, almeno in Sardegna, non richiama stuoli di fan impazziti. È un genere molto di nicchia e non tutti la conoscono veramente. Ce la puoi descrivere brevemente, specie in relazione alla tua proposta musicale? In cosa credi si distingua?

La Sardegna è una bellissima terra piena di ispirazione ma il suo pubblico a volte sembra non riesca ad andare oltre certi generi musicali. È sicuramente un limite di cui, anche in questo caso, prendere atto e viverlo serenamente. La musica Ambient, come la descrive Brian Eno, “piuttosto che emergere come una nave sull’oceano, diventa parte di quello stesso oceano”. Non credo ci siano parole migliori per descriverla. Io ho deciso di concentrarmi sull’aspetto più classico e, allo stesso tempo, onirico e sperimentale del genere. Il mio approccio è principalmente chitarristico e si basa sull’utilizzo di loops registrati live che si sovrappongono e interagiscono all’interno del brano.

 

Buona parte del tuo lavoro musicale consiste nella ricerca dei suoni e della strumentazione che, oltre la tua chitarra, ti serve per ottenerli. Quanto tempo e risorse dedichi a questo aspetto?

Dedico moltissimo tempo a questo aspetto. Ci sono voluti diversi anni per creare il mio set, che rimane tuttavia in continua evoluzione. Mai fermarsi. Credo che l’effettistica, e in particolare i pedali effetto per la chitarra, dia dipendenza. Come una droga. Passo ore e ore ogni giorno a sperimentare, trovare le giuste combinazioni di suoni e loop. Buona parte dei miei guadagni vengono reinvestiti in nuova strumentazione che cerco continuamente su internet. Ascolto continuamente nuova musica e nuovi musicisti o anche solo appassionati che pubblicano video demo dei loro pedali effetto. Ho anche un account su instagram con un buon seguito di followers in cui pubblico materiale e foto della mia strumentazione.

 

Suoni anche in progetti diversi da quello solista (come i Cheyenne Last Spirit o in duo con Matilde Mog). Quali sono i vantaggi e gli svantaggi, alla luce della tua esperienza, nel portare avanti un progetto solista, sia in studio sia live?

La musica ambient non è l’unica mia passione musicale. Quella più indie-pop-rock trova “sfogo” nella band dei Cheyenne Last Spirit e quella più acustica con il duo dei Moody Freak. Anche in questi progetti tendo in qualche modo a portare un po’ della mia musica, attraverso l’effettistica nei primi e l’utilizzo di loop stations per i secondi. Suonare in un progetto solista di sicuro ha molti vantaggi, tra cui quello di poter decidere tutto da solo senza dover scendere a compromessi. Che rende la tua musica veramente tua. Per contro si hanno addosso tutte le responsabilità. In gruppo o in duo il peso è meno gravoso, soprattutto per l’attività live. Ma in fondo è un aspetto che mi è funzionale e lo accetto.

 

Da tempo ti dedichi anche a quelle che tu hai ribattezzato “Ambient Sessions”. Racconteresti ai nostri lettori in cosa consistono e cosa possono trovare nei nuovi lavori?

Le Ambient Sessions, oltre ad essere un modo originale di pubblicizzare la mia musica, credo siano un mio modo di reagire a tutte le porte che negli anni mi sono state chiuse in faccia. È bastato guardarmi attorno per smentire l’idea che in Sardegna non ci siano spazi o situazioni adatte alla mia musica. La Sardegna tutta è un palcoscenico per la mia musica. I posti e i paesaggi che mi hanno dato ispirazione potevano e dovevano essere anche il palco ideale per un’esibizione live. Così, con qualche sacrificio, ho comprato un generatore di corrente e nuova strumentazione video, e, dopo aver scelto accuratamente i luoghi, ho iniziato a registrare e filmare in presa diretta brani, improvvisazioni ed esperimenti sonori. Questo materiale, una volta montato, diventa un filmato, una testimonianza di quel momento nel tempo, e viene caricato su YouTube. Nel momento delle registrazioni, il pubblico delle Ambient Sessions per ovvi motivi non è presente, ma può vedermi in differita dallo schermo di un pc.

 

Hai anche annunciato di recente la nascita di un evento settimanale sulla tua pagina Facebook battezzato “Ambient Room Tapes”. Di cosa si tratta?

Le Ambient Room Tapes sono la fase embrionale delle Sessions all’esterno. Per ideare e realizzare una session in outdoor servono da uno a due mesi. Devo trovare un luogo adatto, non troppo lontano da una strada (la strumentazione è tanta e pesante), scegliere il giorno adatto per via del meteo (se ad esempio c’è troppo vento i microfoni sono inutilizzabili), e l’ora adatta con meno curiosi o persone nei pressi.  In questi mesi ne sono successe di tutti i colori: maestrale troppo forte, acquazzoni improvvisi, curiosi, turisti col camper che si piazzano proprio dove avrei dovuto registrare. Così ho deciso di pubblicare anche video “casalinghi”, le Ambient Room Tapes, dal mio studio, dove scrivo i brani che poi verranno eseguiti nelle sessions.

 

L’ultima volta mi hai anche parlato della possibilità di integrare le Ambient Session con dei contenuti filmati, della location, che non è mai casuale, e delle parti suonate, se non ricordo male. Com’è andata? Trovi che questo ampli realmente le tue possibilità come musicista?

Non so dirti se tutto questo possa in qualche modo ampliare le mie possibilità come musicista. Sicuramente farlo mi dà grandi soddisfazioni. Il resto conta poco. Su Youtube i video sono molto seguiti e i follower aumentano ogni giorno. Ecco, forse da questo punto di vista possono ampliare la visibilità e, quindi, le possibilità come musicista.

 

I tuoi luoghi e l’ambiente sono degli elementi fondamentali nella tua musica e nei tuoi percorsi creativi. Ti sei spesso esposto in prima persona anche in battaglie per la salvaguardia del territorio. Quanto è importante per te questo aspetto e quanto di questo impegno riversi nella tua musica?

La salvaguardia del nostro paesaggio e dell’ambiente sono aspetti fondamentali che dovrebbero stare ai primi posti di ogni programma politico. Invece non vengono quasi mai degnati della giusta importanza. La classe politica e le persone in generale danno più importanza a come trovare posti di lavoro. Poco importa se l’aria che respirano è malsana, se il loro territorio è inquinato, se si ammalano di cancro e se ogni anno spariscono migliaia di ettari di foreste a causa degli incendi. L’unica cosa che conta è creare posti di lavoro. Non capiscono che la salvaguardia e la valorizzazione del nostro patrimonio ambientale possono diventare una fonte di occupazione. Non riescono ad immaginare alternative.

 

In conclusione, ti va di fare un saluto al clan Brincamus?

Vi mando i miei più sinceri auguri di buon lavoro. Brincamus è utilissimo e di vitale importanza per gli artisti sardi. Un abbraccio a tutti voi!

 

A cura di Simone La Croce

Foto di Laura Serra

© Riproduzione riservata

 


PER SAPERNE DI PIÙ SU PERRY FRANK

>> La scheda

 

 

Perry Frank, legami indissolubili tra ambiente e musica ambient
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