Si è svolta lo scorso sabato 24 luglio al Green Horse Park di Olbia la prima edizione del Mota Music Fest, festival musicale che, se dovesse mantenere le premesse viste per questa data inaugurale, farà senza dubbio parlare di se negli anni a venire.
Olbia è una città in continua evoluzione. È conosciuta ai più per essere il centro di riferimento della Costa Smeralda, per l’incredibile bellezza delle sue spiagge, per l’espansione smisurata che ha vissuto negli ultimi decenni ma decisamente meno per la scena musicale. Stando ai racconti di chi la vive tutto l’anno, non sembra affatto una città avvezza alle manifestazioni musicali, sicuramente non quanto lo è per gli eventi mondani. Ad eccezione del festival che ogni anno si svolge al Parco Fausto Noce e dei pochi locali che durante l’inverno si dannano l’anima per organizzare serate che non prevedano il karaoke, gli eventi musicali degni di nota paiono latitare in maniera preoccupante. Questo non significa che non esista una scena musicale degna di questo nome. Esiste e non è niente male.
Questo paradosso deve aver spinto gli organizzatori del Mota Music Fest – Andrea Pica, chitarrista dei Dealma, in primis – a smuovere le acque per cercare di dare visibilità a una serie di band che diversamente stenterebbero ad ottenerla. La primissima edizione del festival si è svolta quest’anno presso le strutture del Green Horse Park, sulla strada che, attraverso l’entroterra, collega Olbia con Golfo Aranci. Oltre a dover sfidare la scarsa attitudine a questo tipo di eventi da parte del pubblico locale, gli organizzatori si sono dovuti scontrare anche con l’inclemenza del tempo, che li ha costretti a dirottare il concerto dagli spazi esterni immersi nel verde all’interno del padiglione principale dell’ippopark.
La line-up prevede l’esibizione di quattro gruppi locali e, in chiusura, il concerto dei Marta sui Tubi, band di origini siciliane che, fortunatamente, non ha più bisogno di presentazioni. Le condizioni sembrerebbero pertanto esserci tutte perché l’evento richiami una discreta platea ma così non è: l’orario prestabilito per l’inizio dei concerti sono presenti nella struttura poche centinaia di persone. Si temporeggia nella speranza che alla chetichella arrivino i soliti ritardatari, ma quando ormai ci si rende conto che il pubblico è già tutto lì, si da il via ai live.
Sul palco, a rompere il ghiaccio, si presentano gli Anestetica, band olbiese che per l’occasione ha deciso di ricomporsi, dopo ben 5 anni di inattività, e presentare gli ultimi brani composti dopo il loro ultimo album Apnea. Sin dalle prime strofe, alcune piacevoli sorprese: i ragazzi cantano in italiano e il suono non è affatto male. Echi dei primi Litfiba, ancora qualche piccola ruggine da rimuovere, ma la band c’è e qualche buona idea pure. Tengono bene il palco per la loro mezz’ora e l’esibizione fila via liscia. Altra piacevole sorpresa è la qualità e la potenza del suono, caratteristica purtroppo non sempre scontata in eventi del genere, che sarebbe potuta essere anche migliore se in sala ci fosse stato il pubblico che la serata meritava.
A seguire salgono sul palco i Three Pigs Trip, power trio classico basso, chitarra e batteria, ma senza cantato. Scavando nella bio della band salta fuori che tra il 2008 e il 2010 la formazione era più nutrita e alla voce compariva un certo Maurizio Pisciottu, che l’anno successivo ha iniziato a pubblicare con lo pseudonimo di Salmo. Ad ogni modo, i tre dimostrano sin dai primi riff di saper suonare il ruock e poter fare tranquillamente a meno della voce: nonostante ricorrano a formule espressive abbondantemente collaudate, sfornano un buon post rock infarcito di stoner e crossover di qualità. Pochi fronzoli, tanta concretezza e buon impatto sonoro, anche i Three Pigs Trip onorano la mezz’ora a loro disposizione pestando duro e tenendo alto il livello qualitativo della serata.
La terza formazione è anche la terza piacevole sorpresa della serata. Gli Ergot Project non sono propriamente una band. Loro stessi preferiscono definirsi un collettivo artistico all’interno del quale confluiscono esperienze musicali estremamente varie. Il gruppo nasce da un’idea del musicista di Luras Christian Marras, e ha dato di recente alle stampe il lavoro Beat-Less, nel quale smontano pezzo per pezzo una manciata di canzoni dei Beatles e le ripropongono in chiave elettro-dark, con tanti ottimi spunti e soluzioni creative mai banali e scontate. Riproporre i Beatles è tanto inflazionato quanto complicato. Normalmente risulta essere un puro esercizio di stile, più per godimento dei musicisti che lo eseguono che per aggiungere qualcosa di nuovo a quanto già fatto dal quartetto di Liverpool. In questo caso tutto sembra differente: la forma canzone subisce stravolgimenti decisamente inusuali, la bravissima Daniela Pes, con una grande padronanza della voce, regala un’interpretazione dei brani decisamente sopra le righe e il resto della band fa il resto. Doppia batteria, una tradizionale e una elettrica, grande presenza di synth e dilatazioni sonore, esasperate in una angosciante versione di Helter Skelter, con tanto di delirio conclusivo di Charles Manson.
A chiudere la scaletta dei gruppi locali, prima dell’esibizione degli headliner della serata, non potevano che esserci i Dealma, band che negli ultimi anni si è ritagliata uno spazio proprio a livello regionale a suon di concerti e buon riscontro da parte del pubblico. Anche in questa occasione si confermano la macchina da guerra che li ha portati a diventare quello che sono: dei grandi professionisti, dei musicisti estremamente talentuosi e un gruppo coeso, realmente convinto delle proprie potenzialità con una vision chiara del proprio modo di stare al mondo (musicale). La ricetta proposta anche stasera è quella solita che pesca a piene mani negli anni novanta, grunge infarcito di hard rock old style funky e ritmiche tribali. Il tutto è impreziosito dalla presenza dell’ottimo percussionista Carlo Mazzoccu e dalla voce abissale dell’algherese Giuseppe Mura, oltre agli altri elementi del gruppo, il chitarrista Andrea Pica, che ha già avuto modo di raccontare la sua sulla band, Manuel Dettori al basso e Claudio Pinna alla batteria. Nonostante qualche difficoltà tecnica all’inizio e durante l’esibizione, la band propone un live di grande impatto sonoro, i cui punti di forza sono costituiti dalla potente sezione ritmica e dalla capacità di variare brillantemente il suono senza grandi stravolgimenti, garantendo esibizioni coerenti e lineari.
L’esibizione finale degli attesissimi Marta Sui Tubi si apre con il loro ultimo singolo Amico pazzo e il pubblico è conquistato già a metà brano. La band si propone nella formazione collaudata con la quale ha esordito, ovvero Giovanni Giulino alla voce, il fenomenale Carmelo Pipitone alla chitarra, rigorosamente acustica, e il batterista Ivan Paolini. L’esibizione prosegue con molti pezzi dagli ultimi album che la platea mostra di conoscere molto bene, a dimostrazione che dopo quasi quindici anni di carriera, la band continua, evidentemente, a stimolarne la curiosità, presupposto fondamentale per mantenere nel tempo un buon feeling con il proprio pubblico. Molto apprezzate – come consuetudine – le incursioni nei brani storici dei primissimi album, sempre più centellinati dalla band negli ultimi tour, come la versione reggaeggiante di Vecchi Difetti. L’ironia e l’intelligenza è quella che li contraddistingue fin dagli esordi e il cantante Giovanni Giulino non ha bisogno di farsi pregare per intrattenere il pubblico con il suo estroso eloquio. Come nell’introduzione dell’ultimo pezzo, Coincidenze, dall’album Carne con gli occhi. La frase “Venire in Sardegna non è affatto una coincidenza” preceduta da un preambolo nel quale descrive le peculiarità, non scontate, degli isolani, e sul piacere che hanno i gruppi nel venire a suonare sull’isola, scatena una prevedibile ovazione del pubblico, mossa però, questa volta, da motivazioni sincere alle quali non sempre riusciamo a dare il giusto peso.
Il bilancio della serata è senza alcun dubbio positivo: buona qualità della musica proposta, ottimo livelli e qualità del suono e tanto professionismo sul palco, da parte di tutte le band. Unica nota dolente la scarsezza di pubblico. Ma continuando a proporre livelli qualitativi come quelli visti per la prima edizione, i risultati non stenteranno ad arrivare. Quindi avanti così.
P.s. Non perdetevi la seconda data di questa edizione che il 14 agosto vedrà sul palco del Green Horse Park,, Verdena e Trixie Whiltley.
Report a cura di Simone La Croce
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