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I Clash sono diventati in pochissimi anni di carriera e di produzione musicale una delle band più influenti e seguite del pianeta. E oggi, a distanza di quarant’anni dal loro esordio, continuano a essere molto amati da persone di tutte le età che ascoltano i più disparati generi musicali. Il perché e il come ci siano riusciti è difficilmente riassumibile in poche righe.

Un’idea ve la potreste fare andando ad assistere allo spettacolo Londra Brucia! I Clash, il punk e altre storie senza futuro, reading/concerto durante il quale si ripercorre la storia e la musica della band londinese, attraverso i racconti dei suoi protagonisti e le canzoni e i suoni che hanno fatto da cornice alla loro ascesa. Siamo andati a seguire alcune date dello spettacolo, tra cui l’ultima in ordine di tempo che si è tenuta lo scorso 23 agosto a Belvì, in occasione di Cadiras in pratza, appuntamento culturale del centro Barbaricino sempre ricco di sorprese.

I testi dello spettacolo e il racconto sono affidati alla voce di Giacomo Casti, il quale, arricchendo i monologhi  con le testimonianze di chi ha avuto la fortuna di osservarli da vicino, offre al pubblico una visione estesa della band dipingendo, proprio come a suo tempo hanno fatto le loro canzoni, un quadro completo dei contesti sociali, culturali e musicali all’interno dei quali essa si è evoluta.

I racconti di Casti sono intervallati dalla chitarra e dalla voce di Alberto Sanna e dalla consolle di Maurizio “Palitrottu” Pretta. Il primo, dall’alto della sua grande padronanza del repertorio del Clash, ripropone con la sola chitarra acustica, ben imbeccato dal narratore, i loro brani chiave. Il secondo interviene puntuale, sia durante la narrazione sia durante le pause, a ricreare le atmosfere evocate e a riproporne le citazioni musicali. Nulla è lasciato al caso e tutto è volto ad una fertile rievocazione, in un’ottica di contaminazione tra generi e modalità comunicative, della quale proprio i Clash si sono sempre fatti promotori. Non solamente in campo musicale.

Lo spettacolo non manca di offrire spunti interessanti e tiene costantemente il pubblico incollato al palco. Non una celebrazione fine a se stessa ma un viaggio narrato attraverso tutto quello che hanno rappresentato i Clash nel ruolo chiave di sdoganatori del punk e di scardinatori di un infinito elenco di regole non scritte nel grande libro della prassi musicale. Una band capace di trasformare il punk da etichetta fatta di creste, borchie e grida astiose, in attitudine musicale, stravolgendo il modo di concepire la musica stessa, senza più limiti di “genere” e con l’ambizione di arrivare dritta alle coscienze degli ascoltatori.

E se non fossimo riusciti a stimolare abbastanza la vostra curiosità, vi lasciamo con un assaggio della teoria di Giacomo Casti sulla ragione per cui i Clash siano riusciti a ritagliarsi uno spazio tutto loro nell’immaginario collettivo e nella storia della musica.

“Non c’è dubbio che i Clash abbiano rappresentato qualcosa di molto importante e duraturo per molta, davvero molta gente. Io ho una piccola teoria: sono le contraddizioni, la capacità di stare dentro le contraddizioni con grande onestà, ciò che li ha resi quello che sono. Pensateci; da un certo punto di vista, stiamo parlando del gruppo perfetto (quantomeno per quel momento storico): la dose perfetta di talento musicale, visione poetica, credibilità di strada, stile, fascino e attitudine politica. Sì, la politica ha avuto un ruolo cruciale, nella storia del Clash.”

 

Report a cura di Simone La Croce con la collaborazione di Monia Floris

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Live Report! Londra Brucia! I Clash tra storia e mito. Appuntamento a Belvì
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